
Il
castagno potrebbe degnamente fregiarsi del titolo di re della Val di Vara.
Introdotto in tempi assai remoti, e' fondamentale nell'economia storica
della nostra zona, da Varese Ligure fino ai paesi della bassa valle. Già
nell'alto medioevo si affermo' una vera e propria civilta' del castagno,
contemporaneamente all'introduzione diffusa e graduale della pianta, a
spese dell'albero del cerro (roverella) che, in origine, ricopriva le
nostre colline.
LA
CURA DEL BOSCO
A maggio i castagni venivano potati, in dialetto "remundai",
quindi erano eliminati i rami secchi e quelli sterili. A fine agosto,
inizi di settembre, si andava a "scravà",cioè a ripulire il
sottobosco, togliendo sterpaglie, felci, erbacce. Questo materiale veniva
accastato nelle "cavanne", le costruzioni realizzate con pali di
castagno e ricoperte con i fusti del grano e della segale, ormai scomparse
dai nostri paesaggi. Durante l'inverno questo materiale era destinato a
formare la lettiera degli animali domestici (lo strame).
Subito dopo le prime piogge un'altra delicata operazione aspettava le
famiglie: le foglie che cadevano a terra venivano raccolte, insieme alle
sterpaglie rimaste e portate in una radura (reà), dove se ne faceva un
cumulo che veniva ricoperto di terra.
Questa operazione evitava che il vento disperdesse nuovamente le foglie
nel bosco ed era anche un modo per concimare il terreno.
LA
RACCOLTA
In ottobre e novembre avveniva la raccolta, alla quale partecipavano tutti
i membri della famiglia e anche qualche vicino di casa, se le castagne
erano abbondanti. Il sacco usato si chiamava "Vota" ed era fatto
di tela, si fissava alla cintura ed aveva uno "stecco" a meta'
per poter restare aperto. Si usava un piccolo attrezzo con tre denti, la
raspa, per liberare le castagne dai ricci. Il capofamiglia si occupava di
versare il contenuto dei sacchetti individuali dentro il sacco grosso,
verificando cosi' la quantita' e la qualita' della raccolta. Spesso dava
indicazioni utili, incitando i familiari a riempire bene la vota prima di
versarla.
L'ESSICAZIONE
Le castagne venivano portate negli essiccatoi, chiamati "seccaù",
piccole casette costruite nel bosco oppure nei pressi dell'abitazione. Qui
i frutti erano distesi su un graticcio, detto "grà", formato da
rami di castagno posti uno accanto all'altro a distanza di circa 1 cm.
Sotto, su un rozzo focolare o sul terreno, si accendeva un fuoco che
doveva essere molto lento, per questo si ricopriva la legna con il "puveu",
la buccia delle castagne dell'anno precedente conservata per lo scopo.
Il fuoco durava alcune settimane. Quando l'essicazione era completata le
castagne erano lasciate cadere sul pavimento del seccaù e poi riempite in
sacchetti di tela molto resistenti.
LA BATTITURA
La fase successiva era quella della battitura. Su di un ceppo alto circa
70/80 cm e abbastanza largo i sacchi venivano sbattuti per circa 7/8
volte. Dopo questa operazione tipicamente maschile, arrivava il momento
delle donne che dovevano separare la buccia dalla parte utile della
castagna.
IL
VALLO
Questo strumento realizzato in vimini e' abbastanza conosciuto; le donne
lo usavano scuotendolo piu' volte con abilità per separare la buccia (puveu)
dal frutto. Quindi si diceva che le donne andavano a "vande",
cioè a vagliare. Di solito…. le donne a "vande" erano quattro
e gli uomini a "pistà" (battitura) erano tre…
IL
CRIVELLO
L'ultima fatica consisteva nella crivellatura; le castagne venivano
setacciate per togliere cio' che non sembrava buono per fare la farina,
quindi si scartavano le castagne non sane.
IL
MULINO
Alla fine le castagne cosi' preparate si caricavano sul mulo o sull'asino
dentro le tipiche ceste chiamate "banastre" e venivano portate
al mulino.
Nella Valle di Cassana i mulini erano numerosi: i loro caratteristici nomi
ricordano gli antichi proprietari o il luogo in cui vennero edificati: il
mulino del ponte, il mulino del Forte, il mulino del Moro, quello del
Peloso etc etc. Attualmente sono tutti abbandonati e le loro grandi ruote
arrugginite suggestionano i nostri bambini, che sognano di vederli di
nuovo in funzione e non capiscono perche' quel bellissimo movimento, un
giorno, si e' interrotto per sempre…..
LA
RESTA
La tipica cottura nei testi del cacin richiedeva l'uso di uno speciale
materiale antiaderente: le foglie di castagno. Queste erano raccolte agli
inizi di settembre e infilzate in una specie di collana detta
"resta", lasciate essiccare al sole e poi portate in casa,
pronte per l'uso.
LA
COTTURA
La farina che si ottiene serve per preparare il famoso "cacin",
un impasto di farina e acqua fatto cuocere in vari modi:
- nei "testi" di terracotta (tipico arnese da cucina ligure),
preventivamente fatti arroventare nel focolare e, prima di accogliere la
pastella, coperti con tre foglie di castagno essiccate per evitare
l'attaccatura;
- nelle teglie per il forno, a volte anche con un po' di pinoli;
- sotto il "testo", una specie di campana in ghisa fatta
scaldare e ricoperta con le braci del focolare.
La farina si utilizza anche per fare delle deliziose frittelle, le crepes,
la pasta fatta in casa ecc ecc., le castagne inolre si possono arrostire
in una padella traforata (le Rustìe), lessare con la buccia (balotte o
baletti) o sbucciate con finocchio (burgai).
"Foe
du fuguà" - La memoria popolare nella Valle di Cassana
Testimonianze raccolte a cura del Circolo Acli
Si
tratta di un insieme di filastrocche, proverbi, modi di dire, piccoli
racconti ed aneddoti narrati dalle persone del paese.
Le parti in rima sono state trascritte in dialetto mentre i racconti e gli
aneddoti sono in lingua italiana, con qualche "inserimento"
dialettale.
Il libro è stato realizzato grazie al contributo dell'Acli provinciale e
della Camera di Commercio della Spezia, con il patrocinio del Comune di
Borghetto Vara, della Provincia della Spezia e stampato dalla Litoeuropa
di La Spezia.
La raccolta delle testimonianze e la redazione dei testi è stata curata
da Sabrina Massollo, la revisione dei testi sono state eseguite da Paola
Bellano.
Sono state inserite immagini fotografiche, realizzate da Paola Bellano,
Sandro Borrini e dal Gruppo Speleologico Lunense, scelte per fornire
un'idea dei vari aspetti paesaggistici della Valle di Cassana. La
pubblicazione è stata arricchita con i disegni a tema eseguiti dai
bambini che vivono sul territorio o che lo frequentano.
L'immagine di copertina, creata da Paola Bellano utilizzando la tecnica
dell'acquarello, rappresenta in maniera viva e pulsante la suggestione del
"fuguà", il cuore della casa contadina, laboratorio della
tradizione popolare.
Le finalità di questo lavoro sono principalmente la salvaguardia del
nostro dialetto arcaico, ricco di sonorità particolari (la zeta dura, le
doppie ben scandite, gallicismi e germanismi un po' dappertutto) e la
conservazione delle tradizioni orali che rischiavano di essere perdute.
Ulteriori propositi sono l'avvicinamento fra le generazioni e la
valorizzazione del territorio dal punto di vista culturale.
Recentemente il libro è stato inserito nel sistema bibliotecario
nazionale.
Le testimonianze sono state fornite da Bruna Beccari, Paola Bellano,
Massimo Bollentini, Amedeo Bono, Delia Bono, Fiorindo Bono, Maria Bono,
Dina Calani, Gemma Croxatto (autrice del libro "Il letto di
Maddalena"), Franco Curotto, Luciano Curotto, Giuseppe (Attilio)
Marletto, Maria Marletto, Vilma Marletto, Almo Massollo, Anna Massolo,
Uedi Massolo, Sabrina Massollo, Luisa Rasi, Alba Superno, Sisto Schiaffini,
Clara Vincenzi, Emilio Vincenzi.
I bambini che hanno realizzato i disegni sono: Eliana Bellano, Elena
Bollentini, Tiziano Bollentini, Davide De Franchi, Greta Del Vigo, Marika
Del Vigo, Davide Perrone, Luca Perrone, Doriano Schiaffini, Nicolò
Massolo, Samuele Massolo.
Il libro è stato presentato il 12 agosto 2006 presso la sede del Comune
di Borghetto di Vara con il gradito intervento del Prof. Paolo De Nevi.
Copia del libro si può richiedere via mail : info@scopricassana.it
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